Quale è la situazione attuale in Italia circa le merci pericolose in ambiente marittimo? L’[I.M.D.G. Code ] ( International Maritime Dangerous Good/ Codice delle Merci Pericolose) dettaglia circa le classificazioni ed ovviamente le conseguenti precauzioni da utilizzarsi da parte di tutti gli Operatori in ambiente marittimo e portuale, in un contesto IMO quindi su scala mondiale.
Nel giorno 22 Dicembre 2015 l’IMO fissa come data di entrata in vigore obbligatoria per quanto attiene l’IMDG Code 2014 con l’emendamento correlato 37- 14 Questo in sostituzione della pregressa edizione 36-12 ( ovvero del 2012)
Per la Bandiera Italiana una Circolare emanata nel Novembre del 2009 dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto fissa l’obbligatorietà di una formazione di tipo “basico”.
Questo strumento normativo contiene le indicazioni circa il percorso formativo per tutti colori i quali, e sono moltissimi nell’ambito del ceto marittimo e portuale, si relazionano con le merci pericolose.
Considerate le peculiarità correlate alla materia, la Circolare prevede anche una partizione didattica “avanzata” circa gli aspetti security correlati. Argomento per altro previsto al Capitolo 1.4 dell’I.M.D.G. Code.
La Circolare prevede altresì una periodicità di aggiornamento fissandola in 4 anni dal conseguimento della prima Attestazione.
http://www.guardiacostiera.gov.it/normativa-e-documentazione/Documents/Circolare%20n%C2%B0%2023%20del%2024%20novembre%202009.pdf
A tutt’oggi poche sono le realtà Aziendali che si sono avvicinate a questo particolare aspetto,dando dimostrazione di una corretta attenzione alla materia ed alle “inevitabile complicazioni” correlate.
In virtù dell’elevato numero di strutture portuali in Italia ed al numero di tonnellate di merci movimentate nell’anno, tenuto conto della pericolosità intrinseca ma sconosciuta di molte di queste merci ci si auspica un sempre maggior interesse alla materia. Non tanto per i risvolti “ sanzionatori” quanto per la reale pericolosità di molti prodotti. Non dimentichiamo che oltre l’80% di quelle che mangiamo, indossiamo e tocchiamo ha viaggiato via mare, all’interno di un container o sul ponte di una general cargo, ma sempre VIA MARE.